Strada dei Vini e dei Sapori delle Corti Reggiane

 

Tra la via Emilia e il West. Con questi sorprendenti (ed ora proverbiali) riferimenti di fantageografia cercava Guccini di sintetizzare l’anima emiliana. Gente attaccata alla terra, concreta e laboriosa, ma anche generosa, aperta al mondo. Il mondo che c’è, quello reale che da queste parti accende da sempre le passioni popolari della politica e della musica, e il mondo che esiste dentro le fantasie che si fanno miraggio nelle nebbie dell’inverno e tra i vapori che in estate aleggiano sopra il grande fiume e sull’intreccio indolente dei canali. E sulla strada alzata tra Boretto e Brescello continueranno a pedalare a gara Don Camillo e Peppone, ruvidi nemici-amici, che sintetizzano meglio di ogni altro simbolo questa compresenza di idealità radicate nella storia della “bassa” emiliana e delle loro sublimazioni in quei caratteri immortali che solo l’arte sa trasmettere attraverso le generazioni. Tra la via Emilia e il Po si snoda, nella grande pianura, il percorso del più emiliano tra tutti gli itinerari enogastronomici, quello che prende il nome di Strada dei Vini e dei Sapori delle Corti Reggiane. Le corti, intese come il fiorire stupefacente delle piccole e raffinatissime signorie rinascimentali padane dei Gonzaga, dei Bentivoglio, dei Da Correggio, dei Roberti, degli Estensi, le cui tracce si ritrovano nelle piazze porticate, nei castelli fattisi palazzi, nei dipinti del Correggio, di Lelio Orsi, dei maestri di scuola ferrarese o bolognese. Terra civilissima, con una riva del Po tra le più urbanizzate di tutto il suo lungo percorso, con cinque antiche cittadine affratellate nei venti chilometri del tratto reggiano e un retroterra fatto di piccole capitali che sanno coltivare la loro identità, nei monumenti associati al Circuito dei Castelli Matildici e delle Corti Reggiane e nei piccoli musei sorprendenti. Le corti, intese anche come il nucleo produttivo e aggregante delle famiglie estese che hanno caratterizzato qui più che altrove la cultura, anche materiale, del mondo contadino, dove la rezdora (la “reggitrice”, la donna che governava i lavori di casa) elaborava e tramandava le tradizioni della buona tavola e le ricette che ora sono l’orgoglio dell’identità emiliana e che la Strada dei Vini e dei Sapori delle Corti Reggiane valorizza in modo attento e rispettoso, nelle sue cantine, nelle acetaie, nei salumifici, nei caseifici, nella professionalità cordiale dei suoi ristoranti, nell’ospitalità degli agriturismi e degli alberghi di tradizione.

 


 

Strada dei Vini e dei Sapori delle Colline di Scandiano e Canossa.

 

Il territorio reggiano, da sempre ad alta vocazione viticola ed agroalimentare, famoso per la qualità della vita e la storia legata alla Contessa Matilde, è percorso dalla Strada dei Vini e dei Sapori delle Colline di Scandiano e Canossa.

Nato nel 1999, il consorzio esprime nella valorizzazione dei suoi prodotti tipici locali, attraverso la promozione e l’organizzazione dell’offerta turistica enogastronomica e culturale, la sua principale vocazione.

Alle porte della città di Reggio Emilia, a sud dell’antica Via Emilia, sulle colline, attraverso gli altipiani e le valli dell’Enza e del Secchia, fino a raggiungere il crinale dell’Appennino Tosco-Emiliano, si trovano numerose aziende produttrici delle tipicità e delle eccellenze locali desiderose di raccontarsi.

Così, in auto o in bicicletta, sarà possibile conoscere direttamente le tradizioni produttive, le attrattive naturalistiche, culturali e storiche di questa piccola-grande terra frizzante come il suo Lambrusco, stuzzicante come il suo Aceto Balsamico Tradizionale, saporita come i suoi salumi, il Parmigiano Reggiano e il famoso erbazzone.