Un vecchio e le sue pratiche magiche

 

Si racconta anche di un vecchio, morto oltre 150 anni fa, il quale si aggirava sulle nostre montagne praticando arti magiche. Affilava, per esempio, coltelli e rasoi senza adoperare la mola, ma semplicemente percorrendoli lungo il taglio con il pollice e l’indice. Faceva passare il filo nella cruna dell’ago quando era perfettamente al buio. Comandava alle campane di suonare senza che alcuno le spingesse.

Un giorno, giù al Riaccio, torrente che segna il confine con il modenese, incontrò alcuni operai civaghini intenti a smuovere un enorme masso da trasportare sulla riva per farne argine. Prova e riprova essi non riuscivano e non sarebbero certo mai riusciti nell’intento poiché la pietra, oltre ad essere enorme, si abbarbicava a fondo nella terra.

Calava, intento, la sera e quelli, sfiduciati, stavano per allontanarsi. Il mago, allora, fattosi più da presso, così parlò: lasciate in pace quel sasso, tanto non ce la cavate. Andate, piuttosto, a casa che vi aspettano le donne. Domani mattina il sasso sarà dove volete che sia.

Uno di quelli, rivolgendosi al vecchio tra il serio e il faceto, gli chiese: ma chi mai sei tu da comandare ad una forza ben maggiore delle nostre messe insieme? Il vecchio rispose: “ciò non vi riguarda, ma domani saprete chi, in effetti, io sia”. All’indomani, all’ora stabilita, il grande masso era sulla sponda, collocatovi con bell’arte. Da quel giorno, del vecchio non si ebbe più traccia.

 


 

I tesori della torre dell ‘Amorotto

 

Anche la Torre dell’Amorotto ha le sue leggende. Si è sempre parlato di un antico tesoro sepolto ai suoi piedi. Ma, guai a chi avesse tentato di impossessarsene. Una volta, per scommessa, due baldi giovani della Romita si incaponirono nell’impresa. Fattosi buio profondo, con piccone e badile, incominciarono a scavare. Già credevano di essere a buon punto, allorché una immensa fiammata bituminosa si sprigionò dalla buca, avvolgendoli in un filmo infernale e costringendoli ad una fuga precipitosa.

A lungo vagarono sui pendii circostanti urlando e sperdendosi. Furono trovati il mattino dopo, tramortiti a terra, neri come il carbone e senza parola. Quando, dopo qualche tempo, poterono esprimersi fecero capire che il diavolo li aveva assaliti, rimanendo alle loro calcagna tutta quella notte di tregenda.

Intorno alla Torre dell’Amorotto si favoleggia anche questo: nelle notti di luna piena, quando la sottostante vallata sembra illuminata a giorno, e il fiume corre laggiù luccicando, come una fascia di mercurio, un caprone dalle forme gigantesche si aggira per quei ruderi. Qualcuno afferma di averlo visto in varie occasioni e spiega che l’animale fa la guardia al famoso tesoro.

 


 

Il Campanile fantasma

 

Si dice che le campane dell’antico Ospizio di S. Leonardo del Dolo sprofondarono unitamente alla costruzione a causa di geni malefici.

Orbene, quando è Natale e tutte le cose si coprono di neve e di silenzio, chi passa nottetempo per lassù, ode venire da sotto terra vibrazioni fioche, ad intermittenza, di bronzi misteriosi.